Giuseppe Oliva ha una storia imprenditoriale molto particolare. Da ottico a ottico, produttore di occhiali per i suoi clienti e poi per i colleghi. Una scelta coraggiosa, in una terra lontana dai centri nevralgici del settore.
“È una bella storia quella di Oliva occhiali sartoriali. Se non altro, per via di alcune particolarità. innanzitutto, nasce in una zona che non è storicamente area di produzione di occhiali e, in secondo luogo, per via di come Oliva è arrivato alla decisione di produrre su misura. Infine, per il fatto che Giuseppe Oliva propone i suoi occhiali anche a colleghi ottici, ampliando in questo modo raggio di azione e bacino di utenza.”
Sig. Oliva, come nasce la decisione di produrre occhiali sartoriali?
“ Non si tratta di una decisione presa tout court, bensì di una consapevolezza giunta nel corso degli anni e con il crescere dell’esperienza. Avevo infatti deciso di affiancare ai marchi che già erano presenti nel mio negozio, una mia collezione di occhiali che avevo chiamato Olivetto. Si trattava di modelli che facevo realizzare da produttori esterni. Il prodotto era interessante, ma c’erano molti problemi – proprio legati al fatto che li producessero dei terzisti – che non riuscivo a risolvere. Così, quattro anni fa, girando fra gli stand del Silmo di Parigi, vidi dei ragazzi francesi che producevano artigianalmente i loro occhiali e la cosa mi incuriosì parecchio e mi emozionò. Vedere nasce un occhiale da zero è davvero bello. Tornato in Italia, iniziai a organizzarmi e a studiare come fare un prodotto tutto mio. Ho individuato il fornitore dei macchinari, li abbiamo personalizzati insieme e alla fine sono partito. La cosa che credo sia particolarmente interessante è che la parte produttiva è all’interno del negozio. Nel venire da noi c’è tutto il racconto dell’occhiale. Dalla conservazione degli acetati, alla fresa CNC che taglia le lastre, fino alle fasi di intestatura, passando per la burattatura, per la quale utilizziamo anche dell’olio di oliva. Olio di oliva che, oltre tutto, è di nostra produzione.”
Lei però mi insegna che non basta una bella narrazione e un buon prodotto.
“ Ha perfettamente ragione. Nel nostro caso il prodotto è di altissimo livello, ma anche sotto il profilo delle altre voci che contano siamo molto ben organizzati. Mi riferisco alla capacità di seguire il cliente, alla personalizzazione dell’occhiale in ogni sua declinazione. E poi c’è l’assistenza verso il cliente finale, ma anche verso gli altri ottici che vengono da noi per farsi fare dei modelli su loro ispirazione. In fondo, la nostra resta una produzione piccola, ma non infinitesimale. Arriviamo al massimo a venti occhiali al giorno, che per un prodotto come il nostro non è certamente poco.”
Parliamo di canali di vendita.
“ Quello tradizionale. Abbiamo deciso di non andare on line, per il semplice fatto che il nostro è un prodotto personalizzato e quindi non possiamo pensare di farne un articolo da mass market, da realizzare in serie. Per noi la centralità sta nella qualità e nell’unicità. È un prodotto fatto a mano e, in quanto tale, deve godere di certe attenzioni e certe cure. Ciononostante, stiamo crescendo con gradualità. Siamo diventati operativi insieme alla pandemia e poi ci siamo ritrovati anche la guerra e tutte le crisi possibili in tema energetico e di materie prime. All’inizio eravamo tre persone e oggi siamo a sei, segno che c’è un mercato che recepisce il nostro lavoro positivamente. “
Prima ha accennato anche ai colleghi ottici come canale commerciale.
“ Sì, stiamo individuando dei colleghi che vogliano fare insieme a noi una vera rivoluzione. Penso che gli ottici optometristi italiani siano tra i migliori al mondo. Non solo in termini tecnici, ma anche in cultura dell’occhiale. Solo che negli anni si sono fatti un po’ sfilare un mestiere bellissimo e si sono adattati ad aspettare il rappresentante delle aziende per scegliere il prodotto. Così il risultato è che spesso finiscono per fare un lavoro per certi versi meno stimolante. Chiaro che non è facile e non è comodo, ma se ci sono riuscito io, che sono a Isernia, immagino quante siano le opportunità di fare un salto qualitativo verso il prodotto sartoriale in città di dimensioni più grandi. Anche senza arrivare a Milano o Roma. Basta una città di provincia per vedere le opportunità decuplicate. L’artigianalità dell’occhiale è una strada percorribile.”
Parliamo di design e di progettazione
“ Qui lavoriamo su due linee guida: La prima è quella fatta su misura e su desiderio del cliente. Creiamo occhiali sulle specifiche che ci vengono date e vestiamo il prodotto con la massima precisione e qualità. La seconda, invece, prevede che ci siano dei modelli già disegnati e che possono essere messi a disposizione della clientela. Si tratta di occhiali comunque caratterizzati da un livello tecnico significativo. C’è poi una terza strada, che non avevo messo nel novero delle linee guida. Riguarda i contatti con designer che chiedono di poter realizzare occhiali secondo il loro gusto. Anche questo è un argomento cui siamo molto aperti e disponibili.”