Occhiali o ciabatte? L’angolo pantoscopico, questo sconosciuto

A cura di Laura Rattaro

Avrei voluto parlare dell’equilibrio dei pesi, fisici ed estetici, nella progettazione delle montature ma dopo aver pubblicato un post su Facebook sull’angolo pantoscopico il dibattito che si è scatenato è stato tale da indurmi a scrivere su questo argomento. Avete commentato in tanti ed è evidente che il “problema” è sentito. Molti ritengono che sia conseguenza delle massicce produzioni cinesi che avrebbero dettato legge sui nostri parametri fisici, seppur differenti, sostituendoli con i loro. Altri attribuiscono la responsabilità ai produttori ritenendo che ignorino significato e importanza di questo “dettaglio”.

Alcuni pensano che a forza di fare la copia…della copia…della copia dei modelli, come nel gioco del passaparola, si siano perduti i gradi di inclinazione. Si è data la colpa agli acquisti on-line, agli ottici che non sanno più fare il loro mestiere, ai designer improvvisati, ai tecnici della produzione. Un designer ci fa sapere che nonostante conosca tutte le nozioni necessarie, non spetta a lui stabilire le regole. Soltanto un produttore afferma che pur esistendo delle tabelle standard preferisce attribuire il giusto angolo pantoscopico ad ogni modello che produce, considerando anche l’insieme della struttura e dei pesi dell’occhiale (finalmente un po’ di luce!).Mi pare ci sia un po’ di confusione perché la situazione è la seguente: gli ottici, da una parte, lamentano a gran voce che l’angolo pantoscopico è scomparso dai radar, dall’altra i designer che non ritengono di doversene occupare, in mezzo i produttori tacciati di ignorare il problema.
Prima di qualsiasi commento vediamo di cosa si tratta. Pantoscopía è una parola composta da panto, che origina dal greco e significa tutto, e da scopía che significa, in senso generale, visione/osservazione attraverso uno strumento (nel nostro caso le lenti). In ottica viene descritto così: angolo di una lente rispetto al piano verticale del volto, grazie al quale la linea di fissazione risulta perpendicolare alla superficie della lente. Ma perché deve essere così? E perché è così importante? Il potere delle lenti viene calcolato tenendo conto della misura che si interpone fra l’apice corneale e la lente che normalmente è compresa fra gli 11 e i 14 mm. Questa distanza deve essere uguale sia quando gli occhi guardano LONTANO sia quando ruotano verso il basso per guardare da VICINO.


Sappiamo (quasi tutti) che la centratura delle lenti è importante per non creare effetti prismatici. Forse non tutti sanno che anche un angolo pantoscopico non corretto (o assente) altera il potere refrattivo delle lenti. E’ per questo motivo che l’angolo pantoscopico è importante quando le diottrie sono elevate (oltre 4.00) ed è fondamentale per le lenti progressive. L’occhio è pressoché una sfera e tutto deve essere regolato sul suo asse di rotazione. La visione è sferica e le lenti sono curve. Anche le montature hanno una curvatura orizzontale (meniscatura) che non serve a renderle avvolgenti a fini estetici ma per accompagnare in modo naturale la visione quando guardiamo lateralmente. L’angolo pantoscopico, semplificando, è l’espressione di questa curvatura in senso verticale.


Ragionare in senso “sferico” è necessario sia per progettare e produrre montature che per valutarne l’acquisto, aiuterà nel montaggio delle lenti e nella regolazione degli occhiali e a beneficiarne sarà il cliente che ha diritto al comfort visivo migliore possibile. Il mercato abbonda di occhiali-ciabatta, ossia “piatti” e con un angolo pantoscopico insufficiente. In parte tutti hanno ragione nell’attribuirsi vicendevolmente la responsabilità, ma una cosa è certa: pochi sanno veramente a cosa serva e molti ci si picchiano quotidianamente, vuoi perché un occhiale piatto è esteticamente brutto da vedere, vuoi perché una volta stabilita una prescrizione precisa alla consegna dell’occhiale qualcosa non torna. Spezzo una lancia a favore dei disegnatori tecnici delle produzioni perché il più delle volte devono attenersi a quello che il cliente vuole e il cliente, normalmente una commerciale, non sa. E’ perciò che ci si rifà alle tabelle standard delle quali, tra l’altro, non so se si conosca l’autore. Per quello che mi riguarda, ogni volta che mi ci sono imbattuta ho riscontrato un errore di almeno 2 gradi (in difetto).

Le mie conclusioni (con il beneficio del dubbio):

  • l’angolo frontale/asta e l’angolo pantoscopico prevedono misurazioni diverse e forse è questo il motivo per cui esiste un problema di base.
  • l’angolo pantoscopico deve essere calcolato rispetto al piano verticale e perché sia corretto deve essere compreso fra gli 8 e i 10 gradi.
  • l’angolo frontale/asta serve al produttore per dare un’impostazione esatta all’occhiale in fase di produzione ma non va confuso con il numero dei gradi del pantoscopico. Infatti
  • l’angolo frontale/asta muta in base alla posizione di inserto dell’asta come provo a spiegare nel disegno che segue.

Il mio invito (sempre lo stesso), è il seguente: produttori di montature, produttori di lenti, ottici-optometristi, designer, agenti PARLIAMOCI! Lo scambio di informazioni fa solo bene alla qualità dei prodotti e della professione, qualità che il cliente finale potrà apprezzare se saremo bravi a dargli il massimo. Le esperienze di dialogo fra i componenti della Filiera hanno sempre portato ottimi risultati. Basta ciabatte, viva l’Italia, viva il Made in Italy.