Glenda Menia Cadore guida l’azienda di famiglia fondata dal padre nei primi anni ‘80. Il suo arrivo ha comportato nuovo slancio e una forte innovazione degli impianti produttivi, senza prendere scorciatoie e garantendo il meglio.
La prima cosa che colpisce quando si arriva da M1 è il panorama che si può ammirare in qualsiasi parte dell’azienda ci si metta. Un colpo d’occhio senza eguali che sinceramente se fossimo noi a dover lavorare a Danta di Cadore, finirebbe per distrarci un po’. Forse perché veniamo dalla città forse perché non siamo abituati. Ma il primo quarto d’ora in M1 è dedicato necessariamente a ciò che si vede dalle finestre.
È però chiaro che in un luogo come questo non ci si possa accontentare di fare un prodotto qualsiasi, ma in onore a ciò che la natura offre l’impegno deve essere massimo. Questione di rispetto.
Ma veniamo alla vicenda aziendale che affonda le radici nei primi anni ‘80, è evidente che la M1 di Danta di Cadore possa essere considerata una delle realtà con più esperienza nel settore dell’occhialeria. Esperienza che nasce e si fortifica con una scelta tecnica e commerciale fin dai primi anni di vita dell’azienda che decide di dedicarsi anima e corpo a operare nella fascia alta del mercato, quella in cui si può fare qualità e dove le soddisfazioni certamente non mancano.
Alla guida di M1 oggi c’è Glenda Menia Cadore, figlia del fondatore dell’azienda. Menia ha alle spalle un vissuto molto legato al mondo dell’occhialeria e a quello della sua produzione. Lei stesa durante la nostra intervista ci ha ricordato come già da ragazzina fosse attratta dagli occhiali costruiti da papà e come buona parte del suo tempo extrascolastico trascorresse proprio nel luogo che è poi diventato il suo uffici. “Da ragazzina- ricorda Glenda Menia Cadore – spesso venivo qui nei pomeriggi e nei periodi in cui non c’era la scuola. MI piaceva capire, guardare e toccare i materiali con cui si lavorava per le aziende committenti. Aziende che però erano da sempre collocate nella fascia alta del mercato, perché questa era la convinzione che papà mi ha trasmesso. Fare occhiali di bassa qualità non è una attività troppo difficile, farli di fascia alta è invece un mestiere artigiano che non si può improvvisare in cinque minuti.”
Quei pomeriggi passati in azienda diventavano ancora più magici quando a Glenda era concesso di entrare nel magazzino delle materie prime. Perché era quello il suo luogo preferito. Toccare con mano la materia prima, vedere e osservare i colori, insomma tutto ciò che serviva in fase di programmazione a fare la differenza fra un occhiale e un ottimo occhiale. Così, dopo il liceo linguistico e studi di specializzazione che l’avrebbero accompagnata nel mondo dell’ottica, Glenda decise che era arrivato il momento di aiutare il padre nella gestione della azienda e prepararsi a dare una propria impronta forte alle scelte produttive.
Impronta forte sì ma in perfetta continuità filosofica con le scelte impostate negli anni dal padre. Pochi e molto chiari i punti fermo su cui basarsi: “la mia idea ancor prima che mio padre lasciasse definitivamente a me la guida dell’azienda – ci spiega ancora Glenda Menia Cadore – era proporre una produzione di livello alto e non cedere alle tentazioni di fare grandi numeri a prezzi bassi. Anche se le richieste da parte di potenziali clienti c’erano ed erano molte. Il rischio a mio avviso nel mettersi a produrre grandi quantità a discapito (almeno parziale) della qualità è di finire risucchiati nella guerra del prezzo e non in quella della qualità. La qualità è più importante del prezzo.
Anche se oggi a fare i volumi, non sono sempre i migliori qualitativamente, ma quelli che si sono costruiti un marchio, qualche volta anche grazie a grandi operazioni di marketing. Io desidero che i miei clienti, le aziende che scelgono noi per produrre, lo facciano perché apprezzano la qualità e non perché sono alla ricerca del prezzo basso a ogni costo.”
Una politica corretta che non non possiamo che condividere se, come ci è stato raccontato da più parti, c’è più di un cliente di M1 che è in grado di riconoscere gli occhiali prodotti a Danta di Cadore da Glenda e dai suoi, semplicemente al tatto. “Il lavoro di finitura, lucidatura – spiega ancora Glenda Menia Cadore – è uno dei punti essenziali della qualità dell’occhiale. Perché se esiste una qualità che si vede a distanza di tempo nella robustezza, nell’accuratezza dei montaggi nelle scelte fatte per i componenti, c’è una qualità che si percepisce al tatto, al primo contatto. E sapere che i miei prodotti sono riconoscibili oltre che nel tempo anche al semplice tatto, per me è un goal importantissimo. È il riconoscimento che la nostra cura e la nostra fatica professionale hanno un riscontro e non si tratta solo di lavoro fine a sé stesso.
Segno che stiamo parlando non solo di materiali eccelsi, ma anche di lavorazioni e finiture realizzate come pochi altri sono in grado di fare. C’è poi un altro aspetto a cui siamo molto attenti ed è l’etica: In questa azienda lavorano persone che hanno il diritto di essere pagate bene e regolarmente per il lavoro che fanno. Per questo se io mi accorgo che su un prezzo richiesto da un cliente non posso garantire la qualità che desidero perseguire, preferisco perdere l’ordine. Accettare compromessi troppo al ribasso significa svendere il proprio ruolo, il proprio lavoro e quello dei collaboratori. Lo stesso principio però lo applico ai miei fornitori. Non sono mai a caccia del prezzo tirato a ogni costo o del colpaccio per risparmiare qualche soldo, perché so che anche i miei fornitori hanno aziende che devono garantire il presente e il futuro ai proprio dipendenti. C’è una misura giusta da rispettare e non oltrepassare. Farlo significa infrangere dei valori sacri.”
Alla base del processo di realizzazione di un occhiale dopo la qualità, c’è in prima battuta la personalità del prodotto. Quello che non vederete mai da M1 è il passaggio di idee da un cliente all’altro, magari modificando qualche particolare più o meno importante o qualche nota cromatica. L’occhiale deve rispettare una idea e un concetto che non può essere traslato a cuor leggero da un cliente a un altro quindi per ogni cliente c’è uno studio di linee e forme in cui la consulenza di Glenda Menia e dei suoi è fondamentale. Non solo per esperienza ma anche per stabilire quale sia il miglior compromesso fra esigenze e fattibilità. Poi, una volta approvato il prototipo, si passa alla fase realizzativa vera e propria.
Come sempre accade dopo la fase dedicata alla forma, si passa alla progettazione che nel caso di M1 si avvale dei sistemi di disegno elettronico più moderni disponibili oggi sul mercato in grado di realizzare un disegno Cad e di trasferirlo attraverso un programma Cam alle macchine. Questo significa ottenere la massima precisione e la massima qualità possibile. Interessante è notare come l’aspetto più tecnologico della produzione non sia stato minimamente di danno alla artigianalità delle lavorazioni. Così mentre la M1 si è dedicata a una digitalizzazione spinta dei propri impianti e del processo produttivo, alcuni aspetti legati alla conoscenza e alla manualità del singolo, sono rimasti assolutamente intatti. Anzi, per certi versi oggi sono ancora più evidenti, proprio perché applicati su una base lavorata in modo qualitativo impeccabile. Insomma la tecnologia in questo caso è al totale servizio della qualità artigianale. Questa richiede tempo e passione.
“Nel caso della burattatura – ci spiega ancora Glenda Menia – i tempi sono quasi obbligati se vuoi fare un lavoro fatto più che bene. È vero che si può decidere di risolvere il passaggio in due giorni, ma normalmente per far un lavoro fatto bene ce ne vogliono da cinque a sette. Stesso discorso per la lucidatura che può essere archiviata velocemente o addirittura bypassata con la verniciatura, ma credo che un occhiale lucidato a ruota e a mano sia ben diverso da uno solamente verniciato.”
Molti probabilmente ritengono questo modus operandi come una strada per garantire la qualità del prodotto finito. E sicuramente questa è la strada che appare. Ma c’è un altro aspetto che fa parte di questo modo d’intendere la produzione che forse è meno evidente anche se è sotto gli occhi di tutti. È il concetto di rispetto verso i propri dipendenti e verso i clienti che scelgono di percorrere una strada meno immediata, più costosa, ma alla fine sicuramente molto migliore per chi poi dovrà proporre quegli occhiali nel proprio negozio.